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Fare la quarantena delle scrofette è dura: possiamo aiutare il loro stato immunitario con l'alimentazione?

Oltre alle misure profilattiche, l'alimentazione delle scrofette da rimonta svolge un ruolo cruciale nello sviluppo del loro stato sanitario. Questa recensione affronta le diverse strategie per aumentare lo stato immunitario durante la quarantena...

Lo stato immunitario delle scrofette da rimonta, insieme a quello delle altre scrofe, è responsabile di gran parte della stabilità sanitaria dell'allevamento. Vaccinare, immunizzare e "raffreddare" ogni possibile malattia infettiva nella rimonta è la chiave per ridurre al minimo i rischi successivi. Tuttavia, sebbene la gestione della rimonta e la quarantena includano programmi di vaccinazione intensiva e di esposizione ai patogeni, le diete attuali forniscono uno stato adeguato per affrontare queste sfide?... In questo articolo esamineremo alcune componenti nutrizionali che sono state studiate per migliorare lo stato immunitario.

Durante una sfida immunologica (immune challenge), viene ridotta la fosforilazione ossidativa a favore della glicolisi che, a sua volta, diminuisce l'efficienza metabolica. Le proteine immunitarie (cioè citochine e proteine della fase acuta) vengono sintetizzate e rilasciate nel flusso sanguigno. Questo eccesso di citochine infiammatorie, insieme allo stress ossidativo, producono danni tissutali. L'infiammazione e la successiva produzione di anticorpi aumentano la domanda di energia ed aminoacidi, mentre letargia e anoressia contribuiranno notevolmente al catabolismo proteico. La risposta acuta (vale a dire, TNFα, IL1β), inoltre, antagonizza i fattori di crescita che sopprimono direttamente la crescita (Broussard et al., 2001, 2004). Tra tutti questi cambiamenti fisiologici, la principale conseguenza per le prestazioni degli animali è la riduzione dell'assunzione di mangime. Altri problemi come le co-infezioni o le zoppie possono anche essere associati ad una mancanza di adeguata risposta immunitaria. Il suggerimento che l'anticipazione nutrizionale dell'infiammazione e / o dei cambiamenti metabolici possa essere una strategia efficace per mitigare gli effetti negativi della malattia sulle prestazioni dei suini, non può essere considerato una novità.

Negli ultimi 10-15 anni, le strategie nutrizionali per mitigare o prevenire le malattie (ovvero come alternative agli antimicrobici) hanno attirato l'attenzione dei ricercatori. Gli obiettivi più comuni sono la riduzione della carica batterica o il miglioramento dell'immunità, della salute intestinale, della funzione digestiva e l'individuazione di microbi benefici che aiutano ad aumentare le prestazioni. Tuttavia, le pubblicazioni mostrano una grande variabilità nelle risposte e nell'efficacia (Adewole et al., 2016; Celi et al., 2017; Pluske et al., 2018). Queste ricerche si sono concentrate, principalmente, su suinetti in svezzamento e, meno, sui suini adulti (ad es. Acclimatamento delle scrofette da rimonta), vaccinazioni multiple o episodi di malattie...

Se prendiamo, ad esempio, la sindrome riproduttiva e respiratoria suina (PRRS), buona parte dei lavori si concentrano sulla soia. Gli isoflavoni genisteina e daidzeina sono componenti della soia a cui sono attribuiti effetti immunomodulatori sia positivi che negativi. Alimentare i giovani suini con concentrazioni di genisteina tra 200 e 400 ppm, questa si comporta da immuno-modulatore attivo. Aumenta l'eliminazione del virus e migliora la crescita nei suini sperimentalmente infetti da PRRS (Greiner et al., 2001a). Tuttavia, la stessa dose di daidzeina ha solo leggermente migliorato la crescita (Greiner et al., 2001b). Aumentando la concentrazione di farina di soia dal 21% al 32% nei suini da ingrasso (Johnston et al., 2010) e dal 12,5% al 22,5% nei suinetti di svezzamento (Rocha et al. 2013), è stato raggiunto un miglioramento della crescita dei suini infetti da PRRSv. Allo stesso modo, Rochell et al. (2015), hanno scoperto che un aumento dal 17 al 29% ha migliorato la crescita, la risposta immunitaria e ha ridotto la carica virale dei suini con PRRS. Più recentemente, nessuno di questi effetti è stato osservato aumentando la farina di soia dal 10 al 30% nei suini da ingrasso (Schweer et al., 2018). Da queste controversie, nascono possibili interazioni con la variazione di agenti patogeni, differenze genetiche, età dei suini e variabilità dei componenti attivi della farina di soia. La variabilità nei risultati indica che abbiamo ancora molto da imparare ed approfondire.

Estratti di piante, sono metaboliti secondari delle piante, con un certo grado di proprietà antimicrobiche, antinfiammatorie e antivirali. Hanno il potenziale per migliorare l'immunità della mucosa intestinale e la funzione di barriera intestinale (Manzanilla et al., 2004; Liu et al., 2013). Alcuni esempi sono oleoresina di peperone (capsicum oleoresin), aglio e la oleoresina di curcuma. In un'infezione da PRRSv, gli estratti vegetali hanno mostrato la capacità di ritardare la febbre ed alcuni cambiamenti nelle citochine nel periodo post-infezione, migliorare la risposta immunitaria e l'efficienza della crescita (solo estratto di oleoresina di curcuma), ma senza influenzare la crescita (Liu et al., 2013). I dati attuali suggeriscono difficoltà nell'influenzare le prestazioni anche quando le strategie nutrizionali sono in grado di modulare l'immunità.

La Vitamina E, è stata ampiamente studiata per la prevenzione della perossidazione lipidica in condizioni di stress ossidativo. La capacità antiossidante è molto importante per il funzionamento delle cellule immunitarie in cui gli acidi grassi polinsaturi sono minacciati da danni ossidativi. Nei topi integrati con vitamina E, i titoli di influenza virale, la carica virale nei polmoni, IL1β e TNFα, sono stati ridotti (Han e Meydani, 2000). Tuttavia, la vitamina E non ha ridotto la morbilità, né ha aumentato la crescita durante un'infezione acuta da PRRSv (Toepfer-Berg et al., 2004). La Vitamina A, con un ruolo riconosciuto per la capacità immunitaria della mucosa, tra le altre funzioni sull'immunità innata e adattativa, potrebbe anche presentare vantaggi. L'acido retinoico, il metabolita della vitamina A, è riconosciuto come antinfiammatorio per la sua inibizione della ciclossigenasi 2 (Villamor e Fawzi, 2005); ma il suo potenziale nelle malattie dei suini non è stato ancora dimostrato.

Gli acidi eicosapentaenoico (EPA) e docosahexaenoico (DHA) dell'omega-3 sono acidi grassi che migliorano la funzionalità delle cellule immunitarie e riducono l'infiammazione cellulare. Tuttavia, possono anche ridurre la segnalazione delle cellule T e la presentazione dell'antigene (Shaikh e Edidin, 2007). Una sostituzione del 5% di olio di mais con olio di pesce (ricco di omega-3) nei suinetti svezzati, ha mostrato una tendenza a compensare l'aumento di peso dopo una sfida ( challenge) con lipopolisaccaridi (LPS) (Gaines et al., 2003). In un altro studio, una sostituzione del 7% ha ridotto l'infiammazione cellulare e migliorato le prestazioni in una sfida (challenge) con LPS (Liu et al., 2003). Allo stesso modo, livelli elevati di omega-3 (10% di olio di pesce) hanno migliorato l'IMG e la crescita (ADFI e ADG ) in un modello con Staphylococcus aureus (Langerhuus et al., 2012).

Gli aminoacidi sono importanti per il sistema immunitario. La treonina (Thr) è un componente importante della g-globulina; e, allo stesso modo, la domanda di triptofano (Trp) aumenta durante l'infiammazione (Cuaron et al., 1984; Le Floc’h et al., 2009). Thr e Trp sono stati usati in combinazione in uno studio con il vaccino PRRSv vivo (Xu et al., 2015), in cui le percentuali più elevate (0,26 Trp: Lys e 0,80 Thr: Lys) hanno ridotto il danno polmonare e sono stati curati per avere una performance di crescita più elevata. Nel loro studio, gli autori hanno osservato una maggiore espressione genica dei recettori di tipo 3 e 7 tipo Toll, che sono potenti induttori dell'immunità innata contro le infezioni virali.

Da questa breve rassegna vengono dedotte le possibilità di intervento nutrizionale sullo stato immunitario dei suini. Tuttavia, per quanto riguarda la precoce eliminazione dell'agente patogeno, la riduzione della carica virale e la minimizzazione dei sintomi (come la riduzione delle prestazioni), sembrano avere una scarsa risposta nella maggior parte dei dati pubblicati. Le interazioni tra agenti patogeni concomitanti e fattori come la genetica o l'età dell'animale, sono molto importanti. Il ruolo della nutrizione nell'immunità delle scrofette da rimonta durante la quarantena non è stato studiato, quindi i possibili effetti sulle loro prestazioni riproduttive o sulla loro longevità sono sconosciuti. Questo dibattito non è sufficientemente affrontato nel settore suinicolo, ma il miglioramento dello stato di salute durante le vaccinazioni multiple e le sfide (challenge) della quarantena, rimane un'opportunità da chiarire...

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