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Caso clinico: Blastocystis sp.: dobbiamo considerarlo un nuovo enteropatogeno?

Non si evidenziò nessun enteropatogeno in quantità clinicamente rilevante, per cui la massiccia infestazione di Blastocystis sp. si considerò  significativa in questo caso.

Questo episodio di blastocistosi in suini, per il quale si consultò la Clinica dell'Università, è avvenuto a marzo 2015 in un allevamento suino in Austria. In questo allevamento ci sono 60 scrofe gestite in bande tri-settimanali con lattazione di 28 giorni in sistema a ciclo chiuso. Le scrofe ricevono vaccini di routine nei confronti della parvovirosi e mal rosso, mentre i suinetti sono vaccinati per PCV-2 e Mycoplasma hyopneumoniae. Non si riportano altre malattie.

 

Síntomi

Il veterinario informó  che suinetti avevano diarrea dopo lo svezzamento con conseguente riduzione di incremento di peso. Non erano presenti altri sintomi clinici. La mortalità era bassa, con una percentuale <5%. Sono state adottate varie misure terapeutiche, come un trattamento antimicrobico e cambio alimentare (riduzione della proteina grezza da 18% a 15% e aumento della fibra grezza dal 3% al 4%) che non sono bastati per recuperare i suinetti. A questo punto si ricorre ad una consultazione per cercare una diagnosi della causa della diarrea.

 

Esame clnico e primi indizi di diagnosi

Un suinetto vivo che era stato trattato con colistina (5 mg/kg peso vivo/giorno per 7 giorni), con diarrea diffusa tipica del caso fu inviato alla Clinica dei Suini dell'Università. Le analisi cliniche mostrarono uno stato nutrizionale moderatamente insufficiente e diarrea. Dopo l'esame clinico il suinetto fu sacrificato per la necroscopia e per l'analisi istopatologica. Un frammento del digiuno fu separato per l'analisi microbiologica. Sono state raccolte feci diarroiche tramite un tubo (completamente pieno, per assicurare condizioni anaerobiche) ed inviati all'Istituto di Batteriologia per la coltivazione di Brachyspira spp. Per escludere l'enterite associata al PCV-2, si fissarono campioni di tessuto intestinale in formalina  sui quali si realizzò l'ibridazione in situ per rilevare il PCV-2 direttamente dall'intestino. Si analizzò un raschiato della mucosa dell'ileo e colon per rilevare Lawsonia intracellularis, Brachyspira hyodysenteriae e Brachyspira pilosicoli utilizzando una triplex PCR. Per identificare coccidi e protozoi si realizzò la microscopia di fluorescenza con luce convenzionale delle feci.

 

Referti patologici

Non si rilevarono alterazioni morfopatologiche apprezzabili agli organi. Il contenuto del colon era di colore verde-chiaro e liquido. La mucosa dell'intestino piccolo presentava una serie di granulociti eosinofilici all'analisi istopatologica (fig. 1). Sia l'ibridazione in situ per PCV-2 come la triplex PCR per l'identificazione della L. intracellularis, B. hyodysenteriae e B. pilosicoli furono negativi.

Sección histológica del intestino delgado. En la mucosa se localizaron varios granulocitos eosinofílicos.

Fig. 1: Sezione istologica dell'intestino piccolo. Nella mucosa si osservano vari granulociti eosinofilici.

 

Referti microbiologici

Nel digiuno si trovò una bassa concentrazione di funghi a forma di lieviti e di Escherichia coli. Il ritrovamento di basse concentrazioni di E. coli  nel digiuno indicò una scarsa rilevanza clinica, per cui non sono stati determinati i fattori di virulenza. E' da considerare che non si rilevò Brachyspira spp. nella coltivazione.

 

Referti parassitologici

Non si rilevarono oocisti di coccidi mediante microscopia di fluorescenza. Si riscontrò cisti di Neobalantidium coli in quantità considerata fisiologica per il colon suino.

Alla microscopia con luce convenzionale si trovarono nelle feci dei suinetti moltissime strutture rotonde di dimensioni uguale a 10-20 µm. Queste strutture sembravano trasparenti, senza o quasi senza componenti "intracellulari" (fig. 2).

Frotis fecal teñido con Diff-Quick. Las flechas rojas señalan los Blastocystis

Fig. 2: Striscio fecale ottenuto con Diff-Quick. Le freccie rosse segnalano i Blastocystis.

Per meglio osservare queste strutture si realizò uno striscio fecale con un kit commerciale di Diff-Quick. In un'aumento x1000 utilizzando luce di microscopio e olio di immersione, le strutture sembrarono unicellulari, essenzialmente basofile. Secono noi, queste strutture, normalmente, non si trovano in queste quantità nelle feci suine, e quindi abbiamo pensato si trattase di qualcosa di "nuovo". Dopo aver consultato batteriologi, patologi e parassitologi, abbiamo avuto la diagnosi conclusiva da un protistologo che lavora con protozoo sia umani che veterinari, descrivendo queste strutture come Blastocystis sp.

 

Interpretazione dei referti

Dovuto al fatto che non si trovò nessun enteropatogeno in quantità clinicamente rilevante, si considerò la massiccia infestazione di Blastocystis sp. come rilevante in questo caso.

Blastocystis sp. è un protozoo che si trova frequentemente negli uomini e animali, come suini e vacche. La cellula è avvolta da una membrana cellulare e consiste principalmente in un grande vacuolo centrale. Il nucleo si trova localizzato marginalmente (fig. 3). Si descrive per la prima volta nel 1911, però la sua patogenicità e patogenesi tuttavia non sono ancora conosciute completamente.I Blastocystis possono essere presenti in quantità moderate nel colon di suini in modo fisiologico. Gli studi che ricercano casi di blastocistosi in suini immunodepressi suggeriscono una probile colonizzazione non solo del colon (fig. 4),ma anche dell'intestino piccolo. Non si trovano lesioni alla colonizzazione epiteliale del tessuto intestinale nè negli uomini nè nei suini.

Frotis fecal teñido con Diff-Quick. La flecha roja señala la vacuola central y la negra el núcleo.

Fig. 3: Striscio fecale colorato con Diff-Quick. La freccia rossa segna il vacuolo centrale e la freccia nera il nucleo.

Sección histológica del colon. Las flechas rojas indican Blastocystis en el lumen intestinal

Fig. 4: Sezione istologica del colon. Le freccie rosse indicano la presenza di Blastocystis nel lume intestinale.

Nel caso presente, il motivo della colonizzazione massiccia dell'intestino dei suinetti sarebbe l'immunodepressione causata da contaminazione con micotossine. Nel 2014 il mais fu contaminato con micotossine, in particolare da tricoteceni di tipo A e B, in tutta l'Europa Centrale. Il deossinivalenolo (DON),appartiene ai tricoteceni del gruppo B e la tossina T2 appartiene al gruppo A; sono micotossine conosciute per il loro effetto immunodepressivo. In conseguenza di un'elevata contaminazione del mais, si era deciso di eliminarlo completamente dal mangime. Tuttavia pensiamo che le micotossine (specialmente T2 e DON) furono i composti immunosoppressori che permettono la colonizzazione da Blastocystis dei lotti precedenti. Questo fatto, in combinazione con la mancanza di procedure adeguate di igiene e disinfezione, potrebbero aver permesso una contaminazione straordinaria degli ambienti con fasi infettive di Blastocystis, che successivamente passava ai lotti seguenti.

 

Profilassi e trattamento

Il trattamento delle blastocisti è difficile a causa del numero limitato di sostanze efficaci per contrastarle. Il metronidazolo sarebbe il prodotto di prima scelta, ma il suo uso in animali zootecnici è vietato dalla UE. Altri imidazoli come il tinidazolo e il chetoconazolo sono ugualmente vietati.

L'unico modo legale di trattare la blastocistosi è con trimetoprim-sulfonamide (TMP/STX) per via orale o la paromomicina, somministrata in acqua da bere. La paromomicina è un antimicrobico del gruppo degli amminoglicosidi, vengono poco assorbiti per via sistemica. Una volta consumata, rimane nel lume intestinale e viene eliminato con le feci. In medicina umana, la paromomicina è usata per trattare la blastocistosi, la criptosporidiosi, le amebiasi e le leishmaniosi cutanee.

In questo caso si somministrò TMP/STX nel mangime per trattare la diarrea, ma non si è visto nessun miglioramento clinico. In  questo modo il veterinario ha deciso di usare la paromomicina ad una dose di 40 mg/kg di peso vivo per 10 giorni, come se fosse un trattamento antibiotico, dato che questo è il tipo di registrazione di questo prodotto, che è autorizzato anche per il trattamento delle enteriti da E. coli.

Il trattamento antibiotico del Blastocystis non è efficace da solo. Deve essere sempre accompagnato con misure corrette di management d'allevamento come: pulizia e disinfezione adeguate. Ancora non ci sono informazioni disponibili, ma si presume che i disinfettanti a base di cresoli o con sali quaternari d'ammonio/glutaraldeide siano efficaci. Si deve considerare  la presenza di qualsiasi altro agente infettivo immunosoppressore e trattarlo se necessario. Se il sospetto sono le micotossine, allora si può implementare con l'aggiunta di additivi efficaci ai mangimi.

 

Cosa è successo dopo

Dopo vari mesi, la situazione clinica nell'allevamento è migliorata considerevolmente. La paromomicina fu utilizzata con successo in 3 lotti produttivi. Non si osservò più diarrea nei lotti trattati con paromomicina e la mortalità si ridusse a  <1%. Tuttavia, siccome il trattamento dei suinetti svezzati era molto costoso, il veterinario ha smesso con la metafilassi antimicrobica contro il Blastocystis e iniziò a supplementare il mangime con ossido di zinco (2.500 ppm) e carbone per aiutare i suinetti colpiti. Questo fu sufficiente a preveniere la diarrea nei suinetti svezzati fino ad oggi.

 

Riassunto e prospettive

Riassumendo, dobbiamo aggiungere il Blastocystis sp. alla lista delle diagnosi differenziali dei casi di diarrea dei suinetti, sopratutto in momenti in cui il mais è molto contaminato con micotossine ad effetto immunosoppressore. In futuro i laboratori dovrebbero amplificare il campo diagnostico e cercare Blastocystis sp. nelle feci di suinetti con diarrea profusa.

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