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Giornata della Suinicoltura, 26 maggio 2017: la Biosicurezza in Danimarca

La Danimarca, all’interno degli Stati europei con la più elevata produzione suinicola, detiene la leadership in uno dei valori più importanti per il settore: quello del tasso di suinetti/svezzati/scrofa/anno che secondo le elaborazioni condotte dal network Interpig supera attualmente il livello di 31 unità.

5 Maggio 2017
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expo 1Hotel Garda - Montichiari (BS)

Ore 9.30 - 26 maggio 2017

Così la Danimarca applica la biosicurezza in allevamento

Bologna, 3 maggio 2017 – La prima forma di prevenzione sanitaria in allevamento è l’applicazione scrupolosa della biosicurezza.
Lo sanno bene in Danimarca, dove da una quarantina d’anni ormai, gli allevatori di suini non eludono alcuna procedura che possa scongiurare l’ingresso in porcilaia di malattie infettive in grado di azzerare la redditività delle loro aziende.
Frede Keller è un veterinario danese, specializzato in suiatria e molto noto a livello internazionale. Il suo nome figura nell’elenco dei relatori che il prossimo 26 maggio, presso l’Hotel Garda di Montichiari (BS), a partire dalle ore 9.30 parteciperanno in qualità di relatori alla Giornata della Suinicoltura il cui titolo è “Biosicurezza e salute animale. Le nuove frontiere della prevenzione in suinicoltura”. L’evento è organizzato da Expo Consulting srl di Bologna, società che gestisce e sviluppa format convegnistici innovativi offrendo servizi per fiere, eventi e l’internazionalizzazione delle imprese.

- Dottor Keller, quarant’anni di biosicurezza negli allevamenti suinicoli danesi a quali risultati hanno portato?
“Può sembrare una risposta scontata ma è proprio così: ottimi. Il livello sanitario dell’allevamento ricopre un ruolo fondamentale per sfruttare al massimo il potenziale genetico dei suini in termini di accrescimento giornaliero, indice di conversione alimentare, longevità degli animali. Obiettivi che non potrebbero essere centrati se non si partisse da una scrupolosa applicazione delle norme di biosicurezza previste e che in Danimarca sono sottoposte al controllo sanitario da parte di Spf Sus, un ente indipendente, e per questo affrancato da qualsiasi interesse commerciale, che mensilmente manda i suoi veterinari in ogni allevamento del Paese per le verifiche del caso”.
La Danimarca, all’interno degli Stati europei a più elevata produzione suinicola, detiene la leadership in uno dei valori più importanti per il settore: quello del tasso di suinetti/svezzati/scrofa/anno che secondo le elaborazioni condotte dal network Interpig supera attualmente il livello di 31 unità, a fronte del dato italiano che non va oltre un più modesto 23. Una differenza legata a numerosi fattori, non ultimo l’implementazione della biosicurezza che nel Paese del Nord Europa è diventata ormai parte integrante e imprescindibile negli allevamenti.

- Dottor Keller, esistono studi e/o ricerche che hanno permesso di stabilire i benefici economici derivanti dalla scrupolosa applicazione delle norme in materia di biosicurezza?
“Mediamente, investire in biosicurezza in Danimarca comporta un costo iniziale che può variare tra i 60mila e i 70mila euro e una spesa successiva annua che si aggira sui 1.500 euro. Ma l’ingresso in allevamento di malattie come Mycoplasma o Prrs possono richiedere interventi che superano i 15mila euro/anno e addirittura i 30mila se la patologia da combattere è la dissenteria. Se poi si dovesse verificare un’epidemia di febbre suina, il blocco delle esportazioni previsto in questi casi avrebbe conseguenze davvero drammatiche e quantificabili in una perdita di diversi milioni di euro. Il concetto di biosicurezza negli allevamenti danesi è ormai talmente radicato che possiamo vantare l’esistenza di numerose aziende che da 40 anni sono certificate dysentery free e/o indenni da Mycoplasma e Prrs da oltre 20 anni. Questo senza mai limitare la movimentazione degli animali vivi. È evidente, davanti a questi esempi, quali possono essere i benefici derivanti dall’applicazione scrupolosa delle norme previste in materia di biosicurezza”.

Biosicurezza che si traduce inevitabilmente in benessere animale e consumo sempre più razionale e responsabile del farmaco. “Certo – ragiona in conclusione Frede Keller – un percorso che non può prescindere dal tema legato alle vaccinazioni. Da vent’anni negli allevamenti suinicoli danesi si vaccina sistematicamente contro Mycoplasma e da una decina contro Pcv2 con effetti positivi non solo da un punto di vista sanitario ma anche di riduzione del farmaco. Un obiettivo che in Danimarca viene perseguito utilizzando tutti gli strumenti necessari messi a disposizione per un allevamento sempre più sostenibile”.

Con preghiera di pubblicazione

Expoconsulting - maggio 2017

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