Obiettivi: Nel contesto pandemico di Covid-19, la ricerca si è concentrata sulla rilevazione di quali animali potessero essere un potenziale serbatoio per SARS-CoV-2. I suini rappresentano una specie animale largamente impiegata ai fini alimentari ed è già suscettibile a sei specie di coronavirus propri.

In questa tesi, che rientra in un più ampio progetto europeo, sono stati condotti uno studio trasversale e uno longitudinale su un totale di 18 allevamenti suinicoli del nord-est Italia al fine di determinare l’andamento epidemiologico dei coronavirus propri e di eventuali emergenti nella popolazione suina.
Materiali e Metodi: L’identificazione delle diverse specie virali è stata effettuata avvalendosi del protocollo “nested-RT-PCR pan-CoV” con l’amplificazione del gene RdRp che è stato successivamente sequenziato per la determinazione della specie virale coinvolta e l’esecuzione dell’analisi filogenetica. Le positività sono state analizzate in funzione di alcuni fattori determinanti, relativi a caratteristiche aziendali, animali e di contesto epidemiologico, per determinarne l’eventuale associazione statistica; questo obiettivo analitico è stato condotto sia univariatamente che costruendo un modello multivariabile tenendo conto del fattore di aggregazione rappresentantato dal sito di campionamento (azienda=fattore random).
Risultati: Nessun campione è stato identificato positivo a SARS-CoV-2, suggerendo come il suino non abbia un ruolo epidemiologico nella diffusione di questo virus.
Sebbene con una prevalenza generalmente bassa, sono state rilevate le positività a due specie virali, PHEV (virus dell’encefalomielite emoagglutinante suina) e PRCOV (coronavirus respiratorio suino), la cui diffusione è risultata associabile con la tipologia produttiva e le dimensioni aziendali con entrambi gli approcci statistici utilizzati (univariato e multivariabile). È stato inoltre osservato un andamento stagionale della prevalenza, individuando un picco di contagi nel periodo estivo per PHEV e nel periodo invernale per PRCOV, ma, per il ridotto numero di aziende campionate, si rendono necessari ulteriori studi a riguardo.
L’assenza di segni clinici evidenti al momento del campionamento sommata ad una limitata variabilità dei ceppi circolanti osservata tramite l’analisi filogenetica dei campioni positivi può indicare una condizione di endemicità delle due specie virali.