Negli ultimi cinque anni si sono verificate numerose sfide a livello globale ed è giusto dire che poche persone, settori o economie sono sfuggite all'impatto del COVID-19, alle crescenti tensioni geopolitiche culminate in conflitti e alle elezioni per i principali governi. Questa serie di sfide ha coinciso con l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea (UE); pertanto, quando si analizza l'impatto della Brexit sull'industria suinicola britannica, è importante comprendere che ci sono stati molteplici fattori aggravanti.
Dati chiave
- Nel 2024 il Regno Unito ha prodotto 960.800 tonnellate di carne suina.
- Negli ultimi cinque anni si è verificata una significativa riduzione della popolazione suina britannica. Nel giugno 2024, il numero di capi riproduttori era di 327.000, rispetto ai 413.000 del 2019.
- Nel 2024, il Regno Unito ha importato 789.300 tonnellate di carne suina, per un valore di oltre 2,95 miliardi di sterline. Oltre il 99% di questo volume proveniva dai paesi dell'UE-27.
- Si prevede che le esportazioni britanniche di carne suina raggiungeranno le 298.100 tonnellate nel 2024, per un valore di 505 milioni di sterline, di cui il 42% destinato all'UE-27.
Carenza di manodopera e sfide occupazionali
Dopo la Brexit, la carenza di manodopera è diventata una delle principali sfide che il settore suinicolo del Regno Unito deve affrontare. La riduzione dei lavoratori dell'UE, che tradizionalmente ricoprivano posizioni chiave negli allevamenti e nella filiera di lavorazione della carne, ha portato a una significativa carenza di personale. L'occupazione nel settore della lavorazione della carne nel Regno Unito è diminuita in media del 3,5% all'anno tra il 2019 e il 2024. Inoltre, il rapporto sullo stato dell'industria della Food and Drink Federation del Regno Unito per il primo trimestre del 2024 ha indicato che il tasso di posti vacanti nel settore era del 5,0%, significativamente superiore sia a quello dell'industria manifatturiera (2,7%) che a quello del Regno Unito nel suo complesso (2,9%). La persistenza di questi posti vacanti evidenzia le attuali sfide occupazionali che l'industria della carne si trova ad affrontare.

Le restrizioni derivanti dalla pandemia di COVID-19 hanno ulteriormente aggravato la carenza di manodopera. Le restrizioni alla mobilità, i congedi per malattia e il confinamento hanno reso difficile coprire i posti vacanti. Le misure di distanziamento sociale implementate nei macelli e negli impianti di sezionamento hanno rallentato i ritmi di produzione, aumentando l'inefficienza. Gli effetti combinati della Brexit e del COVID-19 hanno creato una tempesta perfetta che ha reso difficile per le aziende del settore mantenere i livelli di attività precedenti alla pandemia.
Nello specifico, la carenza di "macellai" (shortage of butchers) ha costretto molte aziende britanniche a importare più tagli lavorati, riducendo così la pressione sulla capacità di macellazione nazionale. Ad esempio, nel 2019 (l'ultimo anno prima della Brexit), il Regno Unito ha importato 232.000 tonnellate di carne suina con osso, mentre nel 2024 questa cifra è scesa del 39%, attestandosi a 141.000 tonnellate. Al contrario, le importazioni di carne suina disossata sono aumentate del 3%.
Queste tendenze suggeriscono che il Regno Unito fa sempre più affidamento sulla capacità di taglio estera per alleviare la carenza di manodopera.

Sfide dell'export e barriere commerciali
Dopo la Brexit, l'UE ha importato il 51% in meno di carne suina britannica tra il 2019 e il 2024. Sebbene il periodo di transizione del 2020 abbia inizialmente attenuato gli effetti, il commercio è diventato più macchinoso e costoso, con maggiori adempimenti burocratici e ritardi alle frontiere.
Nonostante l'aumento degli scambi commerciali del Regno Unito con i mercati extra-UE, queste esportazioni rappresentano ancora una piccola quota del commercio totale di carne suina del Regno Unito e tendono a essere prodotti a basso valore aggiunto. Tuttavia, l'apertura di nuovi mercati come Messico e Vietnam ha ampliato le opportunità di esportazione del Regno Unito.

Le prospettive delle esportazioni di carne suina del Regno Unito sono state influenzate anche dallo scoppio della peste suina africana (PSA) e dalla pandemia di COVID-19. Inizialmente, le epidemie di PSA in Asia, in particolare in Cina, hanno portato a un aumento della domanda di esportazioni di carne suina britannica, ma la ripresa della produzione interna in Cina e l'impatto economico del COVID-19 hanno successivamente ridotto le importazioni. Nel frattempo, durante la pandemia, diversi stabilimenti di trasformazione britannici sono stati esclusi dall'elenco degli esportatori autorizzati dalla Cina, limitando l'accesso a questo mercato chiave per le frattaglie. Due grandi impianti sono rimasti sospesi fino a dicembre 2024.
Tuttavia, la Brexit ha permesso al Regno Unito di negoziare accordi commerciali indipendenti (free trade agreements, FTAs) e unirsi ai blocchi commerciali internazionali, come l’Accordo globale e progressivo per il partenariato transpacifico (Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership, CPTPP). Questi accordi sono stati promossi dai sostenitori della Brexit come un'opportunità per migliorare le relazioni commerciali e aprire nuovi mercati.
L'adesione del Regno Unito al CPTPP offre nuove opportunità, come l'eliminazione dei dazi fino al 20% sulle esportazioni di carne suina verso il Messico. Anche se i benefici di questi accordi richiederanno del tempo per concretizzarsi, essi forniscono un quadro per la futura crescita nei mercati extra-UE.
Aumento dei costi della produzione nazionale
Negli ultimi cinque anni il settore suinicolo britannico ha registrato un forte aumento dei costi di produzione. Sebbene la Brexit abbia avuto un ruolo, in particolare a causa della carenza di manodopera e dell'aumento dei costi di contrattazione, la guerra in Ucraina è stata un fattore determinante. Il conflitto ha provocato un'impennata nei prezzi globali dei mangimi, in particolare del grano, che rappresenta circa la metà della razione alimentare della Gran Bretagna. In Gran Bretagna, i mangimi rappresentano circa il 65% dei costi di produzione totali, quindi hanno un impatto diretto sui margini dei produttori.
L'arretrato di suini nel 2021, dovuto alla carenza di manodopera e ai ritardi nell'industria della carne, ha creato un eccesso di offerta sul mercato interno. Ciò causò un forte calo dei prezzi del suino, aumentando la pressione finanziaria sugli allevatori. Allo stesso tempo, il rallentamento economico globale dovuto al COVID-19 ha influito sulla domanda, sia nazionale che internazionale. La combinazione di questi fattori ha creato una notevole pressione finanziaria sugli allevatori di suini del Regno Unito, con margini netti stimati che all'epoca scendevano a -58 £/capo.
Tuttavia, occorre sottolineare che l'inflazione e gli elevati tassi di interesse continuano a esercitare pressioni sui costi variabili, come energia, finanziamenti, medicinali veterinari e manutenzione delle strutture.


In conclusione, gli ultimi cinque anni sono stati turbolenti per il settore dei suini del Regno Unito, segnati da sfide concomitanti come la Brexit, il COVID-19 e le pressioni economiche e geopolitiche globali. Sebbene i nuovi accordi commerciali offrano prospettive incoraggianti, la carenza di manodopera, l'aumento dei costi di produzione e i cambiamenti nei flussi commerciali hanno trasformato in modo duraturo il settore. Per superare queste sfide saranno necessari adattamento, innovazione e un continuo supporto strategico per garantire un futuro sostenibile alla produzione suinicola britannica.