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Caso clinico: Controllo dell'Actinobacillus pleuropneumoniae

Questo caso clinico studia il comportamento ed il controllo a lungo termine di un'infezione da App in un ciclo chiuso, considerando aspetti importanti come la pianta dell'allevamento, la dinamica dell'infezione e l'evoluzione dell'immunità.

Questo caso clinico accompagna per un lungo periodo il controllo dell'Actinobacillus pleuropneumoniae (App) in un ciclo chiuso negli anni 90. Siccome si tratta di un caso storico, si presentano questioni rilevanti sul disegno dell'allevamento, la dinamica dell'infezione enzootica e l'immunità nei confronti dell'App.

 

Storico dell'allevamento

Questo allevamento è stato costruito all'inizio degli anni 90 dopo un depopolamento di un vecchio allevamento che è stato amplificato e ristrutturato per alloggiare 660 scrofe a ciclo chiuso, svezzando 300 suinetti alla settimana.

Dato che l'aumento dell'allevamento è stato di più del doppio, i nuovi edifici sono stati costruiti molto vicini tra di loro come da figura 1, con un capannone di scrofe gravide di fianco ad un capannone di ingrasso. Lo spazio tra i capannoni non superava i 2 metri.

 

Plano de la granja

Figura 1. Distribuzione dell'allevamento

Tutti i capannoni avevano il grigliato totale, con sistema di ventilazione positiva, con ventilatori sul tetto e sulle uscite laterali. L'occupazione dell'ingrasso era stata calcolata per produrre suini con lo spazio minimo dettato dalla legislazione in vigore.

I capannoni di sala parto lavoravano in bande settimanali, con lavaggio e disinfezione routinarie tra i lotti, con un vuoto sanitario inferiore alle 24 h.

Inizialmene, l'allevamento è stato riempito con scrofe positive al Mycoplasma hyopneumoniae, ma indenne dal resto delle malattie principali (PRRS, dissenteria suina, rinite atrofica progressiva, rogna). Non era stato preso in considerazione lo status relativo all'Actinobacillus pleuropneumoniae (App) nè in forma clinica nè anatomopatologicamente; inoltre, non era stata richiesa l'indennità per questa patologia.

I suinetti non erano vaccinati nei confronti di nessuna malattia in quel momento.

 

Episodio di malattia – Fase I

Durante i primi 4 mesi, lo stato sanitario e la produttività furono buone ed i problemi sanitari erano pochi, eccetto qualche caso di enterite da E coli nel post-svezzamento: per questo problema si aggiunse l'ossido di zinco (2500ppm) alla dieta per 2 settimane dopo lo svezzamento.

Alla fine del 1995 è successo un episodio di malattia respiratoria acuta che ha colpito tutto l'allevamento. Inizialmente la tosse è comparsa nell'ingrasso 2 con letargia e inappetenza che si diffonde velocemente agli animali più giovani e poi agli adulti.

Si presero campioni di 2 suini sacrificati che risultarono positivi al ceppo H1195852 di influenza suina. I campioni di sangue raccolti dai suini in ingrasso allo stesso momento e 3 settimane dopo, indicarono aumento dei titoli soprattutto per il ceppo H1195852 di influenza suina, ma anche alcune reazioni crociate con i ceppi H1N1 e H3N2 (tabella 1).

Tabella 1. Titolli di anticorpi (inibizione dell'emoagglutinazione) reciproci in scrofe e scrofette*

  H1N1 H3N3 H1195852
Numero Scrofa fase acuta convalescente fase acuta convalescente fase acuta convalescente
107 0 40 40 40 0 640
153 0 20 20 40 0 1280
162 0 0 0 40 0 640
201 0 10 20 40 0 640
279 0 20 40 80 0 2560
311 0 0 80 160 0 2560
432 0 0 10 40 0 1280
449 20 80 10 0 40 2560
500 0 10 20 20 0 640
561 10 10 0 20 0 320
641* 0 0 0 10 20 640
645* 0 10 0 40 10 1280
652* 10 0 0 0 40 640

 

Ogni gruppo colpito ha recuperato dopo un periodo di 5-7 giorni, con il ritorno dell'appetito, però gli accrescimenti non si sono ripresi. Inoltre, aumentarono i ritorni del 10% (in ciclo e fuori ciclo) nelle scrofe che furono inseminate tra 1-2 settimane prima dell'episodio. La mortalità durante le 2-3 settimane, durata dell'episodio, non fu superiore a quella standard (mortalità annuale post-svezzamento-macello = 3,5%).

L'allevatore non voleva vendere i suini con meno peso al macello, per cui con la riduzione degli accrescimenti, la densità dei suini aumentò.

 

Episodio di malattia – Fase II

Circa 3 settimane dopo l'episodio iniziale nell'ingrasso 2, che si diffonde rapidamente, l'allevamento ha informato che ci furono 22 suini morti in una mattina in 2 dei lotti.

21 dei suini morti mostrarono un quadro patologico similare: presentavano quantità variabili di sangue schiumoso nel naso, boca aperta ed iperemia della parte ventrale del torace ed addome. Tutti si presentavano in buone condizioni corporali ed avevano da 15-16 settimane di età.

L'esame post-mortem rivelò un quadro tipico di App acuto nei 21 suini (figure 2-5).

 

Pulmones afectados por App aguda con pleuritis fibrinosa

Figura 2. Polmoni con  App acuta con pleurite fibrinosa tipica.

Lesioni emorragiche sul parenchima polmonare

Figura 3. Lesioni emorragiche nel parenchima polmonare.

Fibrina peritoneale tipiche da App forma acuta

Figura 4. Depositi peritoneali di fibrina tipici di App acuta.

Polmonite emorragica sovraposta da pleurite acuta

Figura 5. Polmonite emorragica sovrapposta ad una pleurite acuta.

 

L'ultimo suino morto presentava una torsione intestinale. I suini delle sale dove sono stati trovati i suini morti presentavano tosse e temperatura rettale superiore a  42ºC con depressione grave e letargia (figura 6). Circa 20 suini si trovavano coricati con estrema difficoltà respiratoria.

Scrofetta con dispnea

Figure 6. Suino con dispnea da App in forma acuta.

L'esame di laboratorio ha confermato l'App sierotipo 8 isolato in purezza, in 8 suini esaminati.

I suini gravemente colpiti furono iniettati con ceftiofur e si praticò la medicazione in acqua con amossicillina durante 5 gg a 20mg/kg/gg) nelle 2 sale, che risposero positivamente all'inizio.

I successivi lotti settimanali ebbero gli stessi episodi, richiedendo un trattamento immediato effettuato con clortetraciclina nel mangime per tutta la durata della fase fino a 2 settimane prima della macellazione.Tutti gli episodi acuti di App sono accaduti nei suini da 14-16 settimane in entrambi i capannoni di suini.

 

Evoluzione successiva

Dopo 2 mesi dell'episodio di  App i pesi di macellazioni erano scesi di 5 kg/capo con reclamo da parte del macello per una elevata percentuale di suini con pleuriti: 75% delle carcassa con lesioni acute e 50% con lesioni croniche del 50 % (figure 7 e 8).

 

Le pleuriti causano problemi al macello

Figura 7. Le pleuriti causano problemi con il macello.

Lesioni di App sul lobulo diaframmatico con accumulo di fibrina.

Figura 8. Lesionie di  App nel lobo diaframmatico con deposito di fibrina.

Dopo vari mesi, la malattia acuta calò di intensità, ma si osservarono morti occasionali di suini con lesioni croniche da App. I suini impiegarono 10-14 giorni in più per raggiungere il peso di macellazione, per cui si determinò un aumento della densità nei box. Per mitigare il problema si creò un grande box con paglia

Le scrofette che continuavano ad entrare in allevamento ad ogni 8 settimane, soffrirono di malattia respiratoria poco tempo dopo l'arrivo in allevamento, con mortalità occasionale ed un 15% non dimostrava il calore. Una medicazione nel mangime durante le prime 4 settimane dopo l'arrivo delle scrofette ha ridotto il problema, senza però risolverlo completamente.

All'inizio del 1996 l'App cronica era enzootica nei suini in ingrasso, che alternava periodi di malattia acuta e patologia evidente in sede di macellazione (la percentuale di pleuriti è rimasta ferma a 50%). La mortalità post-svezzamento fino al macello era del 6%.

In quell'epoca non esisteva alcun vaccino commerciale nei confronti dell'App nel Regno Unito, per cui si decise di fare un vaccino autogeno a partire dagli isolati originali e degli ultimi referti di pleuriti croniche: tutti gli isolati furono identificati come sierotipo 8. E' stato utilizzato un adiuvante all'idrossido di alluminio.

Considerando l'età dell'infezione, il vaccino fu applicato via parenterale ai suini in doppia dose a 9 e 12 settimane di età e a tutte le scrofette prima dell'arrivo in allevamento.

 

Risposta vaccinale

Inizialmente la risposta fu buona ed i livelli della malattia clinica diminuirono: la mortalità era scesa e per 6 mesi la percentuale di pleuriti era diminuita a 15% con poche lesioni croniche. La medicazione fu tolta dal mangime e lo stato sanitario e la produttività delle scrofette tornò a livelli accettabili.

Dopo 12 mesi dall'inizio della vaccinazione, la malattia ricomparve, ma solamente nei suini più giovani: da 10-12 settimane, per cui il protocollo vaccinale fu modificato: somministrazione a 5 e 8 settimane di età. Ancora una volta la malattia si è attenuata, la medicazione del mangime fu tolta e lo stato sanitario era migliorato. Il peso al macello fu recuperato completamente e il box con paglia rimaneva vuoto a lungo. Nuovamente dopo 12 mesi la malattia si presentò, ma ora nei suini ancora più giovani: 8-9 settimane di età. Dopo alcuni tests di dosaggio, effettuati per verificare l'innocuità per le scrofe gravide, si decise di cambiare protocollo vaccinale, vaccinando il parco scrofe. Invece di vaccinare i suinetti ancora più giovani, si iniziò a vaccinare le scrofe a 5 e 2 settimane prima del parto. Dopo questo, non si osservò più la malattia nella progenie delle scrofe vaccinate.

Nonostante tutto ciò, dopo alcuni mesi, tornarono a comparire casi di App in suini di 12-14 settimane.

Si discusse, e alla fine si accettò la necessità di vaccinare sia le scrofe, con lo stesso protocollo, sia i suini a 9 e 12 settimane di età. Purtroppo, prima di poter valutare l'efficacia della risposta, la sala parto 2 ha preso fuoco, che si diffuse e distrusse la gestazione 2 e l'ingrasso 1, uccidendo tutti gli animali in questi capannoni. L'allevamento è stato depopolato ed è finito venduto.

Discussione

Benchè l'allevamento non fosse classificato come indenne da App, ha funzionato durante 4 anni senza evidenza clinica dell'infezione. Sembra quindi che l'episodio grave di influenza suina fu il fattore scatenante per la patologia da App, che è poi è diventato un problema di lunga durata.

La patologia inizialmente ha colpito solamente suini di 14-16 settimane di età, suggerendo che ci fosse un grado di immunità da parte dei suini più giovani. Si ipotizzò che le scrofe erano immunoprotette e che gli anticorpi colostrali proteggessero i suinetti. Dopo l'episodio, una volta controllato il reparto ingrasso, l'infezione non si diffondeva più tra le scrofe, determinando un calo della loro immunità. Di conseguenza, ci fu una riduzione della protezione colostrale dei suinetti e la comparsa della malattia in età più precoce. L'introduzione del vaccino nelle scrofe ha ristaurato l'immunità ed il trasferimento di immunità passiva con il colostro, proteggendo i suinetti, "spingendo" in avanti la malattia a suini di età maggiore.

Crediamo che la promiscuità dei capannoni con suini di diversa età e categoria, la prossimità tra loro, il disegno, la ventilazione praticata e la densità abbiano contribuito alla dinamica dell'infezione ad un carattere enzootico nell'allevamento. La dinamica era stata inizialmente disturbata da un altro episodio sanitario (influenza). L'alterazione dell'equilibrio con l'introduzione del vaccino autogeno, ha portato ad un adeguamento continuo del protocollo di vaccinazione.

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