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Expoconsulting: Antibioticoresistenza, la situazione italiana ed europea

Si calcola che la perdita economica che dovranno sopportare i Paesi dell’Ocse entro il 2050 a causa delle infezioni resistenti, oscillerà tra i 20 e i 35 miliardi di dollari. Uno scenario allarmante, determinato da un uso scorretto, ma anche da un abuso degli antimicrobici sia nel campo della medicina umana che veterinaria, ma anche in agricoltura...

6 Dicembre 2016
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Bologna, 1 dicembre 2016 – “Purtroppo in Europa i livelli di resistenza agli antibiotici stanno aumentando ed è arrivato il momento di passare dalle buone intenzioni sulla carta ai fatti concreti”.

Così Loredana Candela della Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari presso il ministero della Salute nel suo intervento alla Giornata della Suinicoltura, organizzata da Expo Consulting srl di Bologna, svoltasi ieri 30 novembre presso l’hotel Raffaello di Modena. Il titolo dell’evento, che ha richiamato il pubblico delle grandi occasioni con una sala completamente gremita, era “Biosicurezza, antibioticoresistenza, progetti di sanità pubblica. Allevatori e mondo scientifico uniti a tutela del consumatore”.

Un “tutto esaurito” che dimostra l’attualità del tema dell’antibioticoresistenza e che soprattutto sollecita i vari attori della filiera suinicola a cercare risposte, approfondimenti, indirizzi per arrivare a quell’uso responsabile del farmaco che rappresenta l’obiettivo da centrare.

“Secondo alcune autorevoli stime – ha spiegato Loredana Candela – solo in Europa e negli Stati Uniti l’antibioticoresistenza causa ogni anno circa 50mila decessi, a cui se ne aggiungono centinaia di migliaia in altre zone del mondo. Non solo. Si calcola che la perdita economica che dovranno sopportare i Paesi dell’Ocse entro il 2050 a causa delle infezioni resistenti oscillerà tra i 20 e i 35 miliardi di dollari. Uno scenario allarmante, determinato da un uso scorretto ma anche da un abuso degli antimicrobici sia nel campo della medicina umana che veterinaria, ma anche in agricoltura. E’ per questo che si rende necessario un approccio One Health al problema – ha sottolineato la dirigente del Mipaaf – perché attraverso questa via il contenimento degli attuali livelli di diffusione di antibioticoresistenza e di riduzione al minimo dei rischi per la salute umana e animale diventano un obiettivo più realistico da raggiungere”.

“L’Italia è tra i Paesi dove si registrano le vendite più elevate di farmaci e principi attivi – ha sottolineato nel suo intervento Loris Alborali, Responsabile della sezione Diagnostica presso l’Istituto sperimentale zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna con sede a Brescia – ed è arrivato il momento che negli allevamenti suinicoli italiani ci si affranchi dalla convinzione di dover ricorrere sempre e solo all’antibiotico quando si presenta un problema di carattere sanitario. Questo non vuol dire puntare alla porcilaia antibiotic free perché è assolutamente necessario, in presenza di determinate malattie a carico dei suini, utilizzare l’antibiotico, vuol dire invece iniziare a intraprendere la strada della conoscenza rispetto a cosa e a quanto farmaco si consuma, individuando e applicando alcuni punti specifici contenuti nelle Linee guida previste dal manuale che il ministero della Salute ha pubblicato nel 2012 relativamente alla biosicurezza e all’utilizzo corretto e razionale degli antibiotici in zootecnia. Oggi il fenomeno dell’antibioticoresistenza deve essere affrontato e trattato come un Piano di eradicazione, non ci sono altre vie e non si può più rimandare un approccio che in altri Paesi della Ue è da tempo una realtà. Questo significa che anche noi possiamo farlo, ma dobbiamo farlo in fretta perché il tempo che ci è rimasto a disposizione è davvero poco”.

E la dimostrazione che in altri Paesi ci si sia fatti carico del problema della resistenza agli antimicrobici da tempo, è arrivata da Lis Alban dell’Università di Copenaghen (Danimarca). “Il nostro impegno su questo tema tanto spinoso è partito con determinazione circa 17 anni fa – ha spiegato – quando è stato introdotto un sistema di monitoraggio che ha dato origine a un data-base dove si registra il consumo di antibiotici in ogni allevamento: dopo soli due anni dall’introduzione, abbiamo accertato che l’impiego era davvero elevato. A quel punto sono state elaborate delle strategie disincentivanti come il limite al consumo medio di antibiotici che, se superato, prevede sanzioni particolarmente onerose per l’allevatore. Non meno importanti sono i Piani di biosicurezza in vigore da una trentina d’anni che prevedono misure molto rigide di controllo e disinfezione, a cui si unisce un documento denominato Sistema internazionale per la misurazione della biosicurezza in allevamento in base al quale, ad ogni allevatore, viene sottoposto un questionario dalle cui risposte è possibile elaborare interventi migliorativi più adatti alla sua realtà, interventi che devono continuare nel tempo per garantire un sempre più ottimale stato sanitario dell’allevamento”.

Intanto, poiché l’introduzione della ricetta elettronica rappresenta un importante tassello all’interno delle strategie di lotta all’antibioticoresistenza, sono attualmente tre le regioni dove se ne sta sperimentando l’adozione. Si tratta di Abruzzo, Lombardia e a breve il Piemonte, mentre Basilicata, Calabria e Marche hanno ufficializzato la loro volontà di aderire ai progetti di formazione destinati a veterinari liberi professionisti e pubblici. “Per ora possiamo solo parlare di fase volontaria – ha concluso il suo intervento Loredana Candela – siamo in attesa della norma che ne decreti l’obbligatorietà, che in ogni caso dovrà arrivare entro il 2018”.

Expoconsulting - dicembre 2016

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