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Svezzamenti con diete senza ossido di zinco...analisi e prospettive pratiche

Con la limitazione dell'uso degli antimicrobici per uso preventivo, si apre una nuova tappa nella progettazione di diete nel post-svezzamento e pre-ingrasso. Il passaggio verso questo nuovo scenario deve essere affrontato in modo globale...

Suinetti in svezzamento
Suinetti in svezzamento

Come si sa, il Committee for Medicinal Products for Veterinary Use (CVMP) nella sua opinione del 9/12/2016, ha raccomandato la negazione della concessione delle autorizzazioni alla commercializzazione ed il ritiro delle autorizzazioni alla commercializzazioni esistenti dei medicamenti veterinari che contengano ossido di zinco (ZnO), a causa dei problemi ambientali e dell'instaurarsi di resistenze antimicrobiche. Indipendentemente che l'uso di ZnO realmente generi problemi ambientali o di resistenza, la verità è che il settore è destinato a pianificare il suo ritiro dalle diete, poi questa opinione è stata ratificata dal CVMP nella sua riunione del 14-16 di marzo 2017. Una situazione similare è avvenuta con la colistina, antibiotico molto utilizzato per il controllo delle diarree nel post-svezzamento, però dopo la scoperta della comparsa di un meccanismo di resistenza alla stessa mediata dal plasmide MCR-1 (Liu et al., 2016), oltre ad essere un antibiotico di ultima linea di difesa nell'uomo, e pertanto si sconsiglia l'uso nelle produzioni zootecniche...

La pressione attuale per la riduzione dell'uso di antibiotici nella produzione animale è tale, che se non viene predisposta una strategia di sostituzione di un antibiotico per un altro, un nuovo scenario è quello del non uso per scopi preventivi degli stessi, con applicazioni precise e concrete solo quando è realmente necessario, dopo aver valutato qual'è l'antibiotico più efficace per la patologia riscontrata.

Per questo si apre una nuova fase nel progetto di diete di svezzamento e di pre-ingrasso, con restrizione dell'uso di antibiotici in maniera preventiva. Questo problema si accentua con la chiara tendenza all'uso di scrofe iperprolifiche, che comporta un maggior numero di suinetti svezzati/scrofa/anno, ma questi sono più piccoli e meno robusti e pertanto più sensibili alle patologie.

La transizione verso questi nuovi scenari deve avere un approccio olistico, ovvero, va ad implicare variazioni nei diversi aspetti e deve essere affrontato in maniera globale. Riassumendo, ecco alcuni degli aspetti che dovranno essere sviluppati e sono i seguenti:

  • Maggiore e migliore applicazione di programmi vaccinali (per riproduttori e suinetti).
  • Migliore biosicurezza negli allevamenti. Migliori protocolli di pulizia, disinfezione ed asciugatura ed applicazione stretta del vuoto sanitario nelle sale di svezzamento dei suinetti e negli ingrassi.
  • Restrizioni al mescolamento di animali di differenti origini. Miglioramento nella pianificazione e dimensionamento delle unità produttive dei siti 2  e degli ingrassi per accasare i suini senza mescolarli.
  • Incremento dei sistemi wean-to-finish, per evitare i problemi di entrata negli ingrassi.
  • Miglioramento del management, con una maggior attenzione alle necessità di temperatura e ventilazione. Si deve tenere in considerazione che non abbiamo alcuna “assicurazione” che ci copra, e che bisogna adempiere alle necessità di calore dopo lo svezzamento.
  • Ritardare l'età allo svezzamento da 21-23gg, a 28gg, quando è possibile. Questo comporterà a sua volta variazioni nella pianificazione degli allevamenti di scrofe e della loro gestione, per evitare un eccessivo sfruttamento della scrofa tra i 21-28gg, specialmente nelle scrofe iperprolifiche.
  • Qualità dell'acqua. L'acqua è il nutriente eternamente dimenticato, anche se è uno dei fattori chiave e che acquisirà molta più importanza a partire da ora per 2 motivi: i) garantire la sua qualità microbiologica e chimica, per evitare che sia una fonte di patogeni, e ii) come veicolo per la somministrazione ai suini di determinati prodotti che migliorano la qualità digestiva e prevengano infezioni. La maggior efficacia della somministrazione dei prodotti in acqua come curativi (una volta che è sorto il problema), si radica nel fatto che il suino ammalato non mangia, però beve, facendo sì che il prodotto raggiunga l'apparato digestivo dell'animale in modo più rapido, efficace e diretto.
  • Incentivare il consumo di mangime durante la lattazione e nei primi giorni del post-svezzamento, però evitando grandi ingestioni. Per questo, l'ideazione e la gestione del mangime sarà fondamentale, offrendo mangime fresco varie volte al giorno.
  • Sviluppo di sistemi di lattazione artificiale, per compensare l'incapacità della scrofa a sostenere la capacità di crescita dei suinetti quando questi sono molto numerosi in una figliata.
  • Diete più sicure: si apre un nuovo ed ingente campo di lavoro, dato che le formulazioni delle diete ad oggi contemplavano in molte occasioni l'aggiunta di antibiotici e per toglierli, si devono ridisegnare diversi aspetti, come:
    • Abbassare le proteine il più possibile, mediante l'uso degli aminoacidi sintetici disponibili.
    • Formulare con l'energia netta, possibilmente con livelli un pò inferiore a quelli attuali.
    • Migliorare la digeribilità degli ingredienti proteici, limitando la farina di soia fino a quando non sono passati gli 11kg.
    • Garantire un minimo di componenti del latte nella dieta, con apporto di lattosio e proteine del latte.
    • Limitare il potere tampone per ritirare l'ZnO, e restringere il CaCO3.
    • In determinate circostanze, usare materie prime funzionali, come il plasma suino, per assicurare una adeguata ingestione post-svezzamento.
    • Aumentare la dimensione delle particelle, ora con diete in farina, ora mediante la combinazione di dieta in farina e pellet.
    • Incrementare la fibra insolubile, possibilmente con materie prime come l'avena, che stimola i tempi di passagio dell'alimento lungo il tratto digestivo.
    • Combinazione di additivi funzionali, come gli acidi organici a corta catena, gli acidi grassi a media catena o i loro monogliceridi e gli estratti di piante per controllare la flora patogena ed i prebiotici-probiotici per stabilizzare la flora microbica. Inoltre, questi additivi possono essere combinati tra di loro e con altri prodotti per migliorare la fisiologia digestiva, come l'acido butirrico nelle sue varie presentazioni (sali, sali protetti, monobutirrina, tributirrina).

In relazione agli additivi funzionali, è molto difficile che un solo additivo sia capace di simulare l'effetto dell'aggiunta di antibiotici o di ZnO. Per questo, sarà necessario combinare gruppi di additivi in acqua e nel mangime, per agire in maniera sinergica con effetti preventivi e/o curativi. Nei prossimi anni, senza dubbi si devono generare nuove informazioni sulla capacità di queste combinazioni di additivi per sostituire le attuali medicazioni nelle ditete di svezzamento e all'entrata nell'ingrasso.

Però in definitiva, indipendentemente da quello che c'è di certo nell'ambito delle resistenze agli antimicrobici in relazione con il loro uso nella produzione animale, sono convinto che è possibile produrre in maniera competitiva con un minor uso di antibiotici e che alla lunga sarà positivo per il settore in generale.

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